Le piccole imprese italiane guardano all’estero. E alcuni mercati in via di sviluppo possono offrire grandi opportunità a settori come quello degli imballaggi in legno.
Michele Malaman illustra il suo progetto di internazionalizzazione in Mozambico.
Eugenia Campo di Costa
Nuove opportunità per le piccole e medie imprese italiane possono arrivare dai paesi stranieri. In un momento storico in cui la crisi non sembra allentare la morsa, aumentano tasse, costi e insolvenze, e il mercato europeo riserva prospettive sempre più incerte, l’intraprendenza delle nostre aziende può aprire nuovi scenari nei paesi in via di sviluppo. La pensa così Michele Malaman della I.I.F. Packaging, realtà di Buttrio specializzata nella produzione di imballaggi in legno, in particolare pallets, con un’offerta che spazia da casse, gabbie a bancali di ogni dimensione e struttura, destinate a spedizioni via terra, via mare e via aerea. «Attraverso la collaborazione con la Camera di Commercio di Udine abbiamo intrapreso un percorso di internazionalizzazione con il fine di aprire una nuove sede in Mozambico» afferma Malaman. L’obiettivo non è solo quello di aprire nuove possibilità commerciali e di sviluppo aziendale, ma anche quello di esportare, in un territorio in cui c’è ancora tanto da fare, il know how acquisito in decenni di esperienza – la I.I.F. Packaging è stata fondata nel 1993 dall’attuale titolare discendente da una famiglia attiva nel settore fin dal 1922 – al fine di contribuire attivamente alla crescita di nuovi, futuri mercati.
A che punto è il vostro progetto di internazionalizzazione in Mozambico?
«Il know how di un lavoro come il nostro è abbastanza semplice e credo possa funzionare proprio laddove ci sono dei mercati in crescita. Due anni fa, tramite la Camera di Commercio di Udine, abbiamo avuto l’occasione di visitare il Sud Africa dove abbiamo avuto incontri importanti con realtà locali e ci siamo resi conto che, oltre i confini nazionali, ci possono essere grandi opportunità di lavoro. Il passo successivo è stato quello di visitare il Mozambico. Se il Sud Africa è paragonabile, come grado di sviluppo, ai paesi europei, il Mozambico è invece un paese in fortissima crescita, dove nel nostro settore tutto è ancora da introdurre: i produttori di imballaggi ufficialmente riconosciuti sono solo un paio, e la richiesta di imballi, dal momento che molte multinazionali stanno aprendo sedi in quel territorio, è molto interessante. Nel mese di giugno abbiamo in previsione di intraprendere una ricerca di mercato più approfondita e avviare contratti di collaborazione con alcune realtà locali. Se le cose vanno come pensiamo, per agosto potremmo cominciare a lavorare in Mozambico».
Quale valore aggiunto può portare, a suo parere, l’apertura di una sede della I.I.F. Packaging in Mozambico?
«Al di là di un discorso commerciale, credo che i piccoli imprenditori italiani abbiano tanto da dare e da insegnare. Il know how ma anche l’elasticità mentale, il saper trovare soluzioni, ottimizzare tempi e costi, trattare con le persone sono gli aspetti più importanti che in questo momento le nostre aziende possono esportare. Se con il costo del lavoro che c’è in Italia, probabilmente il più alto del mondo, le piccole imprese riescono ancora a produrre, vuol dire che hanno veramente una marcia in più. Il mio desiderio è quello di crescere, di creare qualcosa anche laddove oggi non c’è mercato, ma dove magari ci sarà tra vent’anni, e noi potremmo essere tra quelli che avranno contribuito a crearlo. In quest’ottica siamo molto appoggiati dagli enti e dalle istituzioni, in primis la Camera di Commercio».
In che misura la crisi economica ha influito sulla vostra realtà e con quale bilancio avete chiuso l’ultimo esercizio?
«Nell’ultimo anno abbiamo intrapreso una fase di ripresa, chiudendo il 2011 con un + 13,5 per cento della produzione. Anche in questo momento stiamo crescendo e prevedo di chiudere l’anno con un + 3-4 per cento. Certo, rispetto a qualche anno fa, quando viaggiavamo su crescite del 20-25 per cento annuali, abbiamo vissuto un momento di arresto ma ho fiducia nel futuro e nelle nostre capacità. Il problema, per le piccole imprese, è che i prezzi del prodotto sono definiti dal mercato e ci si deve adattare con margini bassissimi. D’altra parte però, lavorando con grandi aziende, si corrono meno rischi e si può contare su pagamenti costanti anche se con scadenze molto lunghe che incidono molto in termini di interessi bancari».
In che misura l’aumento del costo della benzina influisce sul vostro lavoro?
«Sui prodotti abbiamo un margine di guadagno indicativo del 5-6 per cento lordo. L’incidenza del trasporto in alcuni casi può arrivare al 20 per cento e si parla di percorsi di 200 km, per cui l’incidenza è altissima, aggravata dagli aumenti che ci sono stati. Di qui si evince come il nostro sia un mercato zonale, e anche per i grossi clienti, riforniamo solo quegli stabilimenti situati a distanze ragionevoli, in modo che il costo del trasporto non vada a incidere esageratamente».
Quali sono le caratteristiche peculiari della vostra produzione?
«Realizziamo pallet, casse, gabbie, imballaggi in genere, su misura e su richiesta del cliente. Abbiamo un archivio di circa 600 disegni, per offrire prodotti mai standard ma sempre su specifiche esigenze. Il legno utilizzato per la realizzazione degli imballi viene scelto in modo da assicurare la qualità del prodotto garantendo un ottimo rapporto qualità prezzo, preferendo, ove possibile, come fornitori le aziende che producono nel rispetto dell’ambiente».
I vostri imballi sono anche certificati Fitok.
«Fitok è un consorzio per gli imballi destinati all’export, sui quali viene effettuato un trattamento specifico che mira a disinfestare la materia prima di esportarla al di fuori della comunità europea. Il materiale, dopo il trattamento, viene marchiato e certificato. Solo con questo trattamento si ha l’autorizzazione del consorzio a far viaggiare l’imballaggio oltre i confini europei. Questa certificazione è oggi obbligatoria, per chi lavora per l’esportazione. Il consorzio è nato per una questione di sicurezza, infatti a causa di materiale contaminato da parassiti del legno europei sono state infestate intere foreste negli altri continenti; negli Stati Uniti, per esempio, alcuni anni fa sono stati abbattuti molti milioni di metri cubi di alberi contaminati».
L’attenzione all’ambiente è importante per la vostra realtà, lo si evince anche da alcuni investimenti fatti in questo senso.
«Gli investimenti principali, in questa fase in cui è difficile fare programmi a lungo termine, sono destinati all’azienda, al miglioramento qualitativo della nostra realtà, alla sicurezza e all’ottimizzazione dei costi. Ci siamo dotati quindi di un impianto fotovoltaico, abbiamo fatto interventi legati alla sicurezza in azienda e il prossimo passo sarà la realizzazione di una caldaia a legna, che ci permetterà, lavorando la nostra legna di scarto, di produrre il calore necessario all’esecuzione dei trattamenti termici».